Pollo alla cacciatora
Un piatto di carne che prende origine dalla cucina contadina della regione Emilia Romagna, dove l’agricoltura è stata a lungo l’attività principale. Il piatto non ha niente a che vedere con la caccia.
La cacciatora era una merenda pomeridiana
Cacciatora era infatti un termine dialettale che indicava una merenda pomeridiana, quando i contadini tornavano a casa dal lavoro nei campi piuttosto affamati e dovevano aspettare il momento della cena. Quindi consumavano delle verdure magari avanzate e piccoli pezzi di carne, di solito del pollo, di regola il più consumato perché si poteva allevare comunemente intorno casa senza grosse spese per la sua alimentazione.
Riservato agli ospiti di riguardo
Ben presto la cacciatora divenne un piatto elaborato pur se con ingredienti semplici, con piccoli pezzi di pollo giovane (non venivano utilizzati i galli e le galline che producevano uova) e pomodoro, una cipolla e aceto di vino. Era diventato un piatto gustoso che veniva offerto agli ospiti che venivano periodicamente a casa, specie se considerati di una certa importanza, come il parroco, il medico, o l’insegnante del scuola del paese.
Veniva cucinato in estate, soprattutto, e in particolare nei giorni di festa, perché la cottura sul fuoco vivace, con una pentola senza coperchio e per quasi due ore, richiedeva una particolare attenzione e un controllo assiduo, quindi non bisogna avere altro da fare.
Del pollo alla cacciatora anche una versione toscana, arricchita con le verdure e sfumato con il vino rosso.
Il vino giusto
Vini a base di uva sangiovese, come il Chianti Classico, il Sangiovese di Romagna, il Morellino di Scansano, prodotto nell’area a sud della Toscana chiamata Maremma.