Una squisitezza, quella proposta dallo Chef per introdurre i piatti della cucina tipica della regione Lombardia e di Milano in particolare. Soprattutto dovuta al paté di fegato, da spalmare sul pane tostato, una specialità in cui ormai i nostri chef hanno superato i più esperti maestri francesi, per i quali l’arte di preparare e servire il prelibato impasto è davvero antica. I patè, per curiosità, era uno dei cibi preferito di molti faraoni egiziani, per indicare quanto sia antico il piatto.
Se Milano volesse essere identificata da un solo piatto, la scelta cadrebbe sul risotto allo zafferano, o anche “risotto giallo”, per il colore (oltre che il sapore) che appunto il prezioso zafferano regala. Un risotto, dice la tradizione, nato per caso, quando l’aiutante di un famoso artista rinascimentale fece cadere in un semplice piatto di riso bianco cotto, lo zafferano, fino a quel momento utilizzato solo per creare un colore dorato usato per dipingere affreschi. Su risotto, insaporito ancor di più con il midollo, Mirco ha appoggiato una piccola quaglia arrosto. Un piatto che vale da solo una sontuosa cena.
Un’altra prelibatezza lombarda, che chi passa da Milano anche una sola volta nella vita, non può non assaggiare. È una carne tagliata a fette, ricavata dal garretto tenero del vitello, comprendente anche l’osso al centro, a sua volta contenente il midollo. Quest’ultimo è fondamentale, perché in fase di cottura si scioglie sula carne e le dà un gusto e una consistenza quasi cremosa. In questa proposta del nostro chef a insaporire ulteriormente l’ossobuco si aggiungono sottili funghi chiodini e la bietola, ortaggio popolare e ricco di proprietà nutritive.
Un sapiente mix verdure e dal gusto sorprendente, per la diversità dei tre prodotti dell’orto, rispettivamente ortaggio, tubero e verdura. Cottura perfetta (del resto perfezione è una delle parole d’ordine di Mirco) e gran festa per il palato e lo stomaco.
Cremosità, sapori anche contrastanti, come nel caso della dolcezza della vaniglia e l’amaro degli amaretti e del cacao che forma il cioccolato, calore confortante. Non si poteva sperare in niente di meglio per chiudere un menu che resterà a lungo nella memoria degli ospiti.
Riesling o Verdicchio o Falanghina per il risotto, mentre vini rossi come la Barbera, il Barbaresco o il siciliano Nero d’Avola possono essere buoni compagni per l’ossobuco.
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