Un dessert che viene servito a fine pasto ormai in qualsiasi stagione, per il suo effetto rinfrescante e spesso in sostituzione della frutta fresca. È appagante per la sua materia prima ed è anche un gustoso esempio della creatività artigianale alimentare italiana.
La conservazione della neve
Del gelato se ne parla già molti secoli acanti Cristo, quando già i greci mescolavano limone, succo di melograno, miele con della neve granulosa che in brevi periodi invernali dell’anno poteva essere presa dalle pendici del Monte Olimpo, che arriva quasi a 3 mila metri d’altezza.
Del gelato se ne parla più diffusamente nel periodo della denominazione in Sicilia degli Arabi, che preparavano lo “sherbet”, cioè il sorbetto, mescolando agrumi, miele, zucchero di canna, frutta candita con le neve del vulcano Etna, che era disponibile tutto l’anno e che veniva conservata nelle “nivere”, delle grotte naturali della grande montagna dove la neve veniva ammucchiata e compressa fino a formar blocchi di giaccio molto duro, che veniva segato e trasportato nelle città quando serviva.
Bianco d’uovo e latte vennero aggiunti solo nella metà del 1500 nelle cucine della nobile famiglia Medici a Firenze, dove l’architetto Bernardo Buontalenti si dedicò alla costruzione di numerose ghiacciaie sotterranee, con pozzi, scalinate e carrucole per portare rapidamente il ghiaccio conservato al freddo direttamente nelle cucine. Non solo per fare il gelato ma per conservare più a lungo gli alimenti.
La genialità di miss Johnson
Nelle Americhe il gelato fu fatto conoscere su larga scala da artigiani italiani immigrati, specie dalle regioni del nord est, nella seconda metà del 1700. Era un dessert davvero prelibato ma riservato a pochi. Dolly Madison, moglie del quinto Presidente Usa James Madison, ne aveva fatto il punto di forza delle sue cene alla casa Bianca.
Fu una casalinga del New Jersey, Nancy Johnson, a dare una svolta alla produzione, nel 1846. Miss Nancy aveva infatti inventato la prima gelatiera, con un mastello di legno di ghiaccio e sale nel quale aveva immerso un cilindro di ferro contenente frutta, zuccheri, latte, uovo e sciroppi di far gelare, con una manovella per farlo girare e impastare uniformemente.
Il vino giusto
Il gelato alla frutta può essere accompagnato dai vini da dessert come Vin Santo toscano, Moscato e Passito di Pantelleria, Marsala siciliano. Ma anche con una coppa di Moscato d’Asti servito fresco.