L’uovo, ricco di sostanze nutritive capaci di contrastare anche diversi malanni, era molto consumato perché in ogni casa contadina si allevavano galline. Spesso veniva trasformato in frittata arricchita dalle erbe spontanee dei campi, che aggiungevano profumi e sapori sempre nuovi. Un antipasto, quello proposto dallo Chef, gustoso, fresco e salutare.
Uno dei primi piatti più apprezzati, che ha una origine remota e molto popolare. Perché nelle case delle campagne o delle periferie cittadine si usava “riciclare” la pasta magari avanzata da un pasto precedente. Per darle un sapore diverso e farlo sembrare al capofamiglia come un piatto “nuovo, la pasta” veniva ripassata nel forno con l’aggiunta di formaggio fondente, verdure o carne, anch’esse il più delle volte avanzate. Aggiunte che, favorite dalla cottura ne forno, creavano una crosta saporita, decretando il successo di questo piatto.
Il gustoso sapore al pollo, carne piuttosto comune, lo dà il vino liquoroso siciliano che si produce dalla fine del 1700 nelle cantine della città siciliana che gli dà il nome, Marsala appunto. Un vino “inventat” per caso dal commerciante inglese John Woodhouse. Una sua nave era stata costretta ad approdare nel porto di Marsala per sfuggire a una tempesta. Nel viaggio di ritorno in Inghilterra, erano stati caricati nella stiva anche 50 barili di vino tradizionale. Per paura che questo si deteriorasse durante l’agitato viaggio in mare, Woodhouse aveva fatto aggiungere nelle botti dell’acquavite, in modo da aumentare il grado alcolico del vino. A destinazione, gli inglesi che lo assaggiarono lo trovarono migliore del Porto e le botti finirono in una sola asta. Woodhouse tornò in Sicilia iniziò a produrre Marsala su larga scala, seguito da altri connazionali. Molte “case” di Marsala ancora oggi hanno nomi inglesi.
Un altro esempio di armonica creatività di Roberto, che unisce le qualità salutari del tipico ortaggio diffuso in Europa, Asia e nord Africa, con l’acidità del limone mediterraneo e le speziature dello zenzero, che ha origini tropicali ma che in Italia era già utilizzato nella cucina medioevale. Anche se nessuno sa come ci fosse arrivato
Il tiramisu è il dolce più conosciuto; il suo nome è presente, come sostiene l’autorevole Giornale del Cibo, nel vocabolario comune di 23 Paesi e soprattutto è la quinta parola italiana più conosciuta nel mondo. Le sue tracce si ritrovano nella Zuppa del Duca, prearata a Siena, in Toscana, per Cosimo de Medici all’inizio del 1400. Ma Carminantonio Iannaccone, che risiede oggi a Baltimora, sostiene di aver inventato lui lo squisito dolce negli anni ’70, nella sua pasticceria di Treviso, nella regione Veneto. Lo Chef, sempre attento al nostro benessere, ce lo propone con il caffè decaffeinato.
Vista la tipologia dei piatti, piuttosto delicati, consigliamo un vino bianco fresco (non freddo!) siciliano. Possono andar bene un Grillo (tipico della Sicilia e con la cui uva viene prodotto pure il Marsala, utilizzato per il secondo piatto) e anche Chardonnay. Può far buona compagnia anche un rosso leggero, come il Cabernet Sauvignon o il Pinot Nero.
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